Un giorno normale

2013/01/23

Allungo le gambe sotto la scrivania, lo faccio praticamente sempre quando rimango sola in pausa pranzo. Mi metto al livello del piano come se fossi dentro una vasca d’acqua.
Scrivo la separazione consensuale di due coniugi non aventi reddito (anno 1978 uno e 1973 l’altra) ma che (in compenso?) hanno 3 figli. I nonni dovranno ricominciare tutto daccapo. Magari miglioreranno qualcosa dato che hanno figli di trentacinque anni che ancora non sanno mettere insieme il pranzo con la cena. La vita é stata magnanima con parecchi nonni contemporanei, gli ha concesso la cosiddetta “seconda possibilità”….
Aspetto un cliente storico dello studio. Ha settanta anni, una piccola azienda nella periferia di provincia. Venti dipendenti, più o meno, stessa segretaria da secoli. Mai uno scoperto bancario, mai un pagamento disposto con ritardo. Un’azienda che é un orologio. Tié per da qua. Prende la materia prima e da i soldi. Da il manufatto e non lo pagano. La norma. Oggi é andato a Torino ad assistere ad un accesso dell’ufficiale giudiziario all’azienda morosa per scegliere i beni da pignorare. Appuntamento fissato alle dieci e trenta. Puntuale alle undici arriva la telefonata “é tutto pignorato, mi metto in macchina e vengo a studio”. Sarebbe bene che nell’attesa del suo arrivo trovassi le parole giuste per dirgli che il decreto ingiuntivo (per la cui emissione ha pagato allo Stato già seicento euro) raggiungerebbe uno scopo solo se ci si pulisse il culo ma mi riesce difficile coniare questo concetto con il conseguente “stando attento a non graffiarsi con le puntine della spillatrice”.

Lascia un commento